martedì 9 agosto 2016

Planet Explorer, l'avventura continua in Scozia

Prosegue l'avventura di Planet Explorer. Questa volta Luca Bracali ha girato la Scozia con una Suzuki GSX-S1000F ABS: "Una moto che mi ha letteralmente stupito!"

Per il nono capitolo della sua avventura, il foto-giornalista pistoiese ha scelto la terra di Scozia: 2.500 km in 9 giorni per effettuare il periplo di una delle più suggestive parti del nord Europa, inclusa la visita alle isole Orcadi, Ebridi, Shetland e Skye. E tutto con una moto che all'apparenza ha poco di turistico...

Luoghi assolutamente indimenticabili, specie se percorsi in moto, strade tortuose e talvolta col fondo imperfetto, meteo fortemente variabile con abbondanza di pioggia e freddo. Sono queste le condizioni che hanno messo a dura prova il fisico del pilota e la sua Suzuki GSX-S1000F ABS, una moto dall'anima sportiva, apparentemente poco adatta all'uso turistico: "Quando mi è stato proposto di intraprendere questo viaggio con la GSX-S1000F ho pensato che fosse pura follia", così esordisce Luca Bracali poco dopo il rientro dal suo Planet Explorer 9. "Non capivo cosa c'entrasse col granturismo una moto dal piglio così sportivo, con un quattro cilindri rabbioso che strizzava l'occhio alla pista. Ma è bastato percorrere i primi 300 km e provare, scendendo dalla moto, la stessa sensazione che provo quando mi alzo dal mio divano di casa per cambiare completamente idea... Incredibile. La posizione alta del manubrio, la sella, le pedane, tutto pare progettato per garantire un comfort che non esito a definire paragonabile, se non addirittura migliore, di quello di ben più blasonate moto spiccatamente turistiche. Ho percorso fino a 500 chilometri in 12 ore sotto l'acqua e alla fine l'unico problema che ho avuto è stato quello di... asciugare gli indumenti a fine viaggio". 

Merito senza dubbio dell'attento studio ergonomico compiuto dai tecnici Suzuki, che senza tradire il blasone di un Marchio e di una sigla, GSX, legati indissolubilmente alla pista, sono riusciti a creare una moto realmente ambivalente: "La GSX-S1000F sorprende; è una sorta di Dr.Jeckyll e Mr.Hyde, per restare in tema con il Regno Unito! Delle tre modalità disponibili per il Traction Control, ho praticamente sempre viaggiato sulla seconda, ideale per la talvolta scarsa aderenza riscontrata sulle strade scozzesi. Certo che se lo si esclude e si apre il gas il quattro cilindri scopre la sua vera indole e la moto da docile compagna di viaggio si trasforma in una belva scatenata".

Il quattro cilindri che sviluppa infatti 146 CV a 10.000 giri/min e una coppia di 106 Nm a 9.500 giri è lo stesso utilizzato sulla hypersport GSX-R1000 dal 2005 al 2008. Ma con la centralina calibrata per l'uso sport-touring, gli iniettori a 10 fori che migliorano il rendimento della combustione, la doppia farfalla SDTV e un efficiente scarico 4 in 2 in 1 con 2 tubi di compensazione per migliorare le prestazioni ai bassi e medi regimi, la GSX-S1000F ABS mostra anche un lato docile e progressivo al comando dell'acceleratore, ben assecondato da un telaio concepito per rendere la guida agile anche sui percorsi più tortuosi.

Prodotta anche nella versione naked, siglata semplicemente GSX-S1000 ABS, la 'F' ha pure una buona protezione aerodinamica: "Il cupolino offre un'eccellente protezione ai piloti di taglia media come me, che sono alto 1,74 metri", prosegue Brancali. "Il cambio è pressoché perfetto e l'ho spesso utilizzato senza usare la frizione mentre le sospensioni, che ho mantenuto nella taratura standard, si sono dimostrate versatili ed efficaci perfino in alcuni tratti che ho dovuto percorre in piedi sulle pedane". La forcella è una KYB a steli rovesciati da 43 mm completamente regolabile. Anche l'impianto frenante, derivato dalla categoria supersport (con all'anteriore pinze Brembo a 4 pistoncini e dischi da 310 mm), garantisce performance eccellenti: "La frenata è aggressiva", ci ha detto Bracali, "davanti davvero superlativa. Ma è efficace anche il freno posteriore, come ho potuto verificare utilizzandolo in alcuni passaggi particolarmente impegnativi e delicati, con la mia Go-Pro in azione... Per quanto riguarda l'ABS devo dire che non è assolutamente invasiva tanto che non ricordo di averne riscontrato l'intervento". Dunque tutto perfetto, chiediamo a Luca: "In generale direi proprio di si. Se devo fare un appunto questo va al top case, parte del kit borse SW-Motec venduto in after-market dai concessionari Suzuki, che è un po' striminzito quando si ha parecchio da portarsi appresso. Meglio le borse, anch'esse soft come il bauletto, che offrono invece una discreta capienza".

Il peso della GSX-S1000F ABS è di 214 kg in ordine di marcia, mentre la sella è posta a 810 mm da terra, una quota che consente una buona padronanza del mezzo in manovra. Il serbatoio da 17 litri garantisce una discreta autonomia: "Non ho fatto prove di consumo poiché esulavano dallo scopo del mio viaggio", conclude Luca, "ma con queste potenzialità è chiaro che se si apre la manetta il livello scende in fretta...". La Suzuki GSX-S1000F è omologata Euro3.



Suzuki GSX-S1000F ABS 2016


domenica 7 agosto 2016

Kawasaki Ninja ZX-10R 2016

Sulla scia del successo del lancio della nuova Ninja ZX-10R 2016 ed il suo dominio nel Campionato WorldSBK, Kawasaki ha rilasciato il "making of" del video girato con Jonathan Rea e James Hillier. Jonathan Rea e James Hillier insieme sul circuito di Portimao. E’ accaduto davvero per la produzione del video di prodotto della nuova Kawasaki Ninja ZX-10R.

Il campione del mondo WSBK in carica e uno dei piloti più veloci di sempre sul circuito TT dell’isola di Man sono stati attori d’eccezione nel nuovo video della Kawasaki Ninja ZX-10R.Utilizzando sia la KRT Edition che la Winter Edition dell’ultima Ninja nata, I piloti hanno dovuto guidare a pochi centimetri di distanza in una serie di manovre complesse che, una volta editate, hanno dato vita ad 1 minuto e 32 secondi di pura adrenalina.

Jonathan ha partecipato come un vero professionista” afferma Frank Zoontjes a capo del progetto per Kawasaki Motors Europe, “Ha dato importanti suggerimenti in base alla sua esperienza per avere scene il più spettacolare e realistico possibile senza preoccuparsi del numero delle scene girate. James Hilier, protagonista del pluripremiato video della Ninja ZX-6R sull’Isola di Man, è stato il partner perfetto di Jonathan. Speriamo che questo making-of trasmetta anche solo parte delle intense emozioni provate nella realizzazione del video. Buon divertimento”!


Kawasaki Ninja ZX-10R 2016

Nuovo servizio Zig Zag Sharing nella capitale supportato da Yamaha Motor Europe N.V. filiale Italia.

Debutta oggi a Roma Zig Zag Scooter Sharing, il più grande servizio di condivisione su tre ruote della Capitale supportato da Yamaha Motor Europe - Filiale Italia. Si parte subito con200 Tricity 125 schierati per garantire spostamenti urbani in maniera semplice ed economica, per arrivare a breve ad una flotta completa di ben 450 mezzi.
Yamaha Tricity 125, che può essere guidato anche con la sola Patente B, rappresenta ilmezzo ideale per soddisfare l’esigenza legata alla maneggevolezza e alla stabilità nei sempre insidiosi e trafficati percorsi urbani. Il primo modello a tre ruote sviluppato dalla Casa di Iwata è infatti stato ideato con una serie di caratteristiche che lo rendono differente da altri scooter multi ruota, più ingombranti e più pesanti. Tricity 125 ispira un’immediata confidenza anche a chi non ha mai guidato uno scooter o una moto, è leggero e contenuto nelle dimensioni, agile nel traffico, e capace di garantire una sensazione di grande stabilità nelle diverse condizioni stradali cittadine.
 
L’idea di Zig Zag Scooter Sharing nasce un anno e mezzo fa da una reale esigenza, sentita dai due fondatori, di muoversi in maniera dinamica su una città e in particolare sui “sampietrini” impegnativi come quelli di Roma. “Lo sharing rappresenta il nuovo concetto di mobilità individuale: è il modo per tutelare il proprio diritto al movimento, senza sopportare gli oneri legati al possesso. Assicurazione, manutenzione, carburante diventano pensieri superati che lasciano spazio ad una forma di libertà completa” dichiara Emanuele Grazioli, Amministratore di Zig Zag. Questo su Roma è il primo passo di un progetto più ambizioso attraverso il quale vogliamo conquistare anche altri centri nevralgici come Milano, Torino, Firenze fino ad espanderci poi oltre i confini italiani in città come Madrid, Parigi, Barcellona, Berlino e Monaco” conclude Diego Rocca, di Zig Zag.
 
“È da alcuni anni che avevamo in mente un progetto di sharing e, una volta ricevuta la proposta di collaborazione di Smartventure, abbiamo voluto esserci con entusiasmo, perché Yamaha si prende cura dei bisogni delle persone e vuole migliorarne la vita, non solo con i prodotti, ma anche con i sistemi di utilizzo” commenta Andrea Colombi, Country Manager Yamaha Motor Europe - Filiale Italia. “Tricity 125 è uno scooter a tre ruote che chiunque, con la patente B, può guidare in tranquillità avendo come punto di forza la combinazione tra guida facile e intuitiva, e stabilità delle 3 ruote. Crediamo sia la soluzione migliore al problema della conformazione delle nostre strade, Roma in particolare, dove ogni giorno la sfida non è solo dettata dal traffico, ma anche dal superamento di sanpietrini, buche e rotaie. A questo riguardo sono sicuro che la nuova amministrazione farà senz’altro sua questa atavica problematica della nostra splendida Capitale.”
 
Il progetto Zig Zag è accessibile a tutti coloro in possesso di patente italiana A o B e per gli stranieri che arrivano a Roma e hanno un titolo di guida rilasciato da Austria, Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Russia, Spagna, Svizzera, USA.

La procedura per usufruire del servizio è semplice e intuitiva: è sufficiente registrarsi gratuitamente sul sito www.zigzagsharing.com o tramite la App, disponibile inizialmente per Android e IOS. Dopo aver prenotato il Tricity 125 più vicino alla propria posizione e averlo raggiunto, si inserisce il PIN che sblocca la sella, sotto la quale si possono prelevare sia il casco che il sottocasco igienico e monouso. Ogni mezzo è dotato di due caschi.
 
Zig Zag scooter sharing prevede per il noleggio tre diversi tipi di tariffe: al minuto pari a 0,29€, oraria pari a 14,90€ e giornaliera di 59,00€. La prenotazione è gratuita. 
Zig Zag ha deciso di puntare all’affidabilità sotto ogni aspetto. Per questo motivo si è rivolta ad ALD per gestire il noleggio. ALD Automotive offre infatti servizi di mobilità e gestione flotte assicurando in Italia la mobilità a clienti corporate, PMI, professionisti, P. IVA e privati.
 
“Sarò solo tuo e di altri 4 milioni di persone” e “Potrai uscire con me e tornare con un altro senza scenate di gelosia” è il claim ideato da J.Whalter Thompson Italy, che ha anche curato la creazione del logo e dell’immagine coordinata del progetto. Una campagna forte, urban e ispirata alla street art come espressione di libertà, movimento e condivisione. Il logo è nato dallo studio del simbolo riconosciuto comunemente come identificativo dello sharing sul web ed è stato enfatizzato dai colori istituzionali di Zig Zag scooter sharing che sono il giallo, il bianco e il nero, scelti perché riconoscibili, segnaletici e fun. Un segno forte in grado di comunicare tutte le accezioni positive: mobilità, collegamento, condivisione, affidabilità, semplicità di fruizione. Senza “nessun impegno”. Il concept grafico esplode sulla livrea dei mezzi, rendendoli facilmente individuabili e distintivi. Piccole opere d’arte on the road. Il lancio e la promozione del servizio sono supportati da una campagna su stampa, web, affissioni e sui mezzi di trasporto pubblico capitolino, dal lancio e fino all’autunno.
Yamaha Tricity

mercoledì 27 luglio 2016

MV Augusta Dragster 800 RR

La MV Agusta trae le sue origini dalla Costruzioni Aeronautiche Giovanni Agusta S.A., fondata nel 1919 dal conte Giovanni Agusta (1879-1927), la cui terza unità produttiva, dopo quelle di Tripoli e Bengasi, fu inaugurata a Cascina Costa il 3 dicembre 1923, acquisendo dal demanio l'area occupata dal campo di volo "Gaspare Bolla" con annessi infrastrutture per uffici, officine e hangar. Grazie alle competenze tecniche di pioniere dell'aria del fondatore e alla vicinanza al campo d'aviazione di Malpensa, l'azienda si occupava della manutenzione e riparazione di aerei militari FIAT, Savoia Marchetti, Caproni e Breda.

Il Conte Agusta morì nel 1927 lasciando la gestione dell'azienda alla moglie Giuseppina ed al primogenito Domenico. Data la sua passione per i veicoli terrestri, Domenico Agusta, nel 1943, chiese ai suoi tecnici di ideare un motore dal costo economico e versatile per impiego non solo motociclistico. Il primo propulsore realizzato fu un piccolo motore a due tempi di 98 cm³ a 2 velocità. Le vicende della seconda guerra mondiale ne rallentarono lo sviluppo che proseguì in modo frammentario e clandestino dopo l'8 settembre 1943, quando gli stabilimenti vennero occupati e controllati dalle truppe tedesche, con la proibizione di eseguire altre lavorazioni che non fossero quelle militari. Allentata la tensione politica, riprende lo sviluppo del propulsore presso lo stabilimento di Verghera dove viene realizzata la prima motocicletta.

Il 12 febbraio 1945, a Cascina Costa di Samarate venne ufficialmente fondata la Società anonima Meccanica Verghera, quale sezione aziendale del gruppo Agusta, ovvero la MV Augusta. Lo stesso anno vide la luce la prima motocicletta MV Augusta, MV98 Turismo. Negli anni sessanta l'automobile fece definitivamente scemare l'interesse verso le moto quale mezzo di trasporto di massa, MV Agusta cercò di caratterizzarsi allora sempre più in maniera sportiva. Nacque la prima maximoto di serie con motore a quattro cilindri, derivato da quella da Gran Premio di 500 cm³, la 600 quattro cilindri. Il modello venne continuamente rinnovato spostandone i limiti sempre più verso l'alto, fino a culminare nella 750 S America che raggiungeva la ragguardevole velocità di 220 km/h. Gli anni sessanta furono ricchi di vittorie iniziate grazie a Mike Hailwood, vincitore dal 1962 al 1965 e successivamente Giacomo Agostini, che porterà alla Casa di Cascina Costa un numero incredibile ed imbattuto di Titoli Mondiali. Agostini vinse ininterrottamente dal 1966 al 1973 il Campionato del Mondo con la 350 a tre e quattro cilindri e con la 500 a 3 cilindri.

Il 2 febbraio 1971 morì il Conte Domenico Agusta e la direzione del gruppo venne assunta dal fratello Corrado. Con l'espansione aziendale nella attività elicotteristica, l'evidente incremento già negli anni '60 e l'ulteriore carico di lavoro per il programma elicottero A109, la Direzione decide di cercare un partner che garantisse il necessario apporto manageriale. Nel 1973 viene firmato un accordo di collaborazione fra l'Agusta e l'EFIM (Ente Finanziamento Industria Manifatturiera) ma il prezzo da pagare fu il disimpegno di Agusta dal settore motociclistico, abbandonato lentamente. Il 29 agosto la MV 500 4 cilindri con il campione di Lovere vinceva la sua ultima gara nel Campionato Mondiale sul circuito nel Nurburgring. L'epilogo della Casa di Cascina Costa avviene nel 1977 quando al salone di Milano lo stand MV rimase vuoto. Era prevista la presentazione della pluricilindrica stradale 750 4 cilindri a 16 valvole. La gloriosa casa motociclistica, conosciuta nel mondo per le sue imprese sportive, chiuse i battenti dopo aver prodotto quasi 260.000 esemplari fra ciclomotori, motocicli, scooter e motocarri.

Nessuno sentì più parlare di MV Agusta fino al 1991, allorquando il gruppo Cagiva Motor dei fratelli Castiglioni, rivelò di aver acquisito il marchio creando la MV Agusta Motor s.p.a con sede a Varese località Schiranna. Cagiva aveva curiosamente nella sua storia una caratteristica in comune con MV Agusta, in quanto nacque dalle ceneri di un'altra industria aeronautica, la AMF Aermacchi ed era al tempo in piena espansione avendo già salvato un'agonizzante Ducati ed avendo portato a Schiranna, sede della Società, un altro glorioso marchio specializzato nel fuoristrada, la svedese Husqvarna. Cagiva era anche proprietaria del marchio Moto Morini. Partì quindi il progetto di rilancio capitanato da Massimo Tamburini che già aveva creato moto quali le prime Bimota e la Ducati 916 .

Tamburini volle rispettare le peculiarità di MV Agusta e decise di utilizzare un motore a 4 cilindri frontemarcia progettato e costruito integralmente in Italia; tale propulsore nacque con le valvole radiali, il cambio estraibile, la distribuzione non laterale ma centrale con comando a catena. Questo quattro cilindri da 750 cm³, successivamente portato a 910 e 1000 cm³, venne posizionato sui supporti di un telaio snello a traliccio, vestito con linee molto apprezzate. Nacque così nel 1997 la F4, rossa ed argento.

Per produrre la F4, lo stabilimento di Schiranna venne convertito alla produzione dei soli motori, mentre l'assemblaggio si svolgeva nel nuovo stabilimento di Cassinetta di Biandronno. Ai primi modelli di F4 Tamburini fece seguire una naked, la Brutale. Ma la storia MV Agusta ancora una volta ebbe un brusco rallentamento, il gruppo Cagiva piombò in una crisi finanziaria molto grave con nefaste conseguenze sulla continuità della produzione. I fratelli Castiglioni tentarono un accordo con il gruppo Piaggio che però non si chiuse. Solo nel corso del 2004, grazie all'accordo con la malese Proton, la situazione si è definitivamente sbloccata e tutto il gruppo, denominato non più Cagiva ma Gruppo MV Agusta, che comprendeva MV Agusta, Cagiva, Husqvarna ha potuto riprendere l'attività.
Il 27 dicembre 2005, a distanza di un anno dall'acquisizione, la Proton ha ceduto il suo pacchetto azionario, pari al 57,57% del Gruppo MV Agusta, ad un gruppo finanziario Italiano (GEVI S.p.A) al prezzo simbolico di 1 euro, dovuto all'acquisizione da parte di quest'ultimo di tutti i debiti, con un impegno al mantenimento dell'azienda. Della fine del 2007 la notizia dello scorporo delle attività e conseguente vendita della Husqvarna alla tedesca BMW Motorrad.

Il 31 ottobre 2014 la AMG Mercedes acquisisce il 25% del pacchetto azionario della casa italiana per una cifra vicina ai 30 milioni di euro, il che valuta l'intera società intorno ai 120 milioni, pochi giorni dopo, il 18 novembre, a seguito dell'esondazione del lago di Varese, sulla cui rive sorge la sede produttiva, la MV ha subito un grave allagamento che però non ha compromesso le capacità aziendali ed a dicembre la casa ha ottenuto dalla Banca Popolare di Milano un incremento di capitale di 15 milioni di euro per allargare il suo raggio d'azione ai mercati esteri, in particolare Stati Uniti, Brasile e del sud est asiatico.

L’ultimo modello che contribuisce al rilancio della MV Augusta, è la Dragster 800 RR. Il nuovo modello è una moto da rapper. Cucita su misura coma un abito, calza a pennello sul Rapper per eccellenza, il popolare J-AX. La Dragster 800 RR è il giusto compromesso tra raffinato design e soluzioni meccaniche d’avanguardia. Realizzata sviluppando il telaio della Brutale 800 e migliorando le prestazioni del già performante motore a tre cilindri, si profila essere un successo annunciato. Sarà uno dei successi musicali dellʼestate 2016, anche la canzone “Vorrei ma non posto” di J-Ax. Le parole della canzone non si addicono però al rapper milanese, il quale si è scelto e personalizzato una splendida MV Agusta Dragster 800 RR, ritirata pochi giorni fa. Il colpo di fulmine tra il cantante e la moto è scoccato durante una visita allo stabilimento varesino di MV Agusta, a Schiranna, e qui J-Ax ha scoperto l’unicità e l’esplosività della Dragster 800 RR.

Una moto che aveva ammaliato anche Lewis Hamilton, che di motori un poʼ se ne intende. La Dragster 800 RR di J-Ax è un modello one-off, che sʼispira alle Café Racer e alla cultura delle custom, con i cerchi a raggi (già di serie) e un look total black voluto dallo stesso cantante. Spiccano sulla moto dettagli ripresi dalla cover del suo ultimo album, come il teschio e la lancia, mentre il logo laterale e quello ricamato sulla sella sono quelli ufficiali del rapper. “MV Agusta rappresenta lʼeccellenza delle due ruote nel mondo” ha commentato J-Ax  “È il meglio della nostra produzione, una perla del Made in Italy. Sono gasatissimo e molto orgoglioso di poterla guidare”. Per l’occasione i progettisti di SC Project, azienda leader nel mondo degli scarichi da competizione, hanno creato un “microfono” ad hoc, traendo ispirazione dallo scarico della MV Agusta F4 RC guidata da Leon Camier nel Campionato del Mondo Superbike.
MV Augusta Dragster 800 RR di J-Ax 

venerdì 22 luglio 2016

Debutta la nuova gamma Piaggio Beverly

Cambio di look per il Piaggio Beverly che si rinfresca con una nuova gamma colori elegante e finiture curate e sobrie. Il propulsore 300cc, monocilindrico, 4 tempi 4 valvole, a iniezione elettronica, diventa Euro4. Una motorizzazione brillante ed una ciclistica estremamente efficace sono gli ingredienti che contribuiscono a rendere Beverly lo scooter ideale sia per districarsi nel congestionato traffico cittadino quanto per trasferimenti di ampio raggio in totale comodità, da soli o con passeggero.

Inoltre Beverly diventa ancora più sicuro grazie all’ avanzato sistema ABS/ASR, ora di serie, pronto ad intervenire su ogni tipo di asfalto. Presa 12 V nel vano retroscudo, già presente su tutta la gamma, viene sostituita dalla più funzionale porta USB, utile per la ricarica di tutti i moderni dispositivi. Bike Finder, il sistema di riconoscimento rapido del veicolo attraverso l’accensione degli indicatori di direzione, aumentano la funzionalità dello scooter. Allestimenti di serie più ricchi, nuovi colori con finiture dedicate e un allestimento tutto nuovo: Beverly by Police. La famiglia cambia grazie ai nuovi propulsori che equipaggiano Piaggio Beverly 300 e 350 e che ottengono l'omologazione Euro 4. Grazie all'adozione di un nuovo catalizzatore, un nuovo silenziatore e un aggiornamento della mappatura della centralina elettronica, i due monocilindrici Piaggio diventano Euro 4 e mantengono la brillantezza di prestazioni che hanno sempre caratterizzato Beverly.

Attualmente la nuova gamma Beverly di media cilindrata è formata da: Piaggio Beverly 300 con il suo monocilindrico di 278 cc; Piaggio Beverly 300 S che si distingue per la ciclistica ispirata a quella della motociclette; Piaggio Beverly 300 by Police, una versione speciale di Beverly 300, che nasce dall'unione di due eccellenze italiane come Piaggio e Police; Piaggio Beverly 350 Sport Touring, l'ammiraglia della gamma Beverly che si distingue per allestimento e prestazioni da riferimento offerte dall'inedito propulsore monocilindrico di 330 cc. Piaggio Beverly 300 è disponibile nella colorazione Bianco Iceberg o nella nuova variante opaca Grigio Ardesia.

Piaggio Beverly 300 S è disponibile invece nella classica colorazione Blu Sport o nella nuova variante opaca Argento Cometa. Piaggio Beverly 300 by Police è offerto in Nero Carbonio mentre il Piaggio Beverly 350 Sport Touring è disponibile in quattro varianti cromatiche: Bianco Stella, e Nero Carbonio con sella nera e doppia cucitura rosso e grigio, Argento Cometa e Nero Galassia con sella rossa e doppia cucitura rosso e grigio. A tutte e quattro le varianti cromatiche sono abbinati nuovi dettagli in grigio scuro opaco come il portapacchi, i cerchi ruota, il tunnel centrale e il paracalore del terminale di scarico.

giovedì 21 luglio 2016

Pochi giorni fa ricorreva l’anniversario della morte di Joey Dunlop

Pochi giorni fa ricorreva l’anniversario della morte di Joey Dunlop, il pilota irlandese che più di ogni altro ha legato il proprio nome al Tourist Trophy. Il Tourist Trophy  è una corsa motociclistica che si corre, solitamente la prima settimana di giugno, sul circuito stradale dello Snaefell Mountain Course, sull'isola di Man, circuito di circa 38 miglia. Dall'anno della sua prima edizione (1907), molte vittime si sono registrati molti incidenti tra i piloti che vi prendevano parte, colpa di una elevata lunghezza da percorrere tra case, muretti, pali della pubblica illuminazione, il tutto in differenti condizioni climatiche, da ripetersi per più giri a seconda della categoria.

Il pilota più vittorioso sul circuito è Joey Dunlop, pilota britannico scomparso nel 2000 che è riuscito a conquistare nella sua lunga carriera 26 successi, seguito da John McGuinness con 23 e dal più volte campione del mondo Mike Hailwood con 14. Dunlop può essere considerato uno tra i più grandi piloti motociclistici di tutti i tempi. La sua specialità erano le corse su strada e in particolare il TT che si svolge ogni anno sull'Isola di Man. In questa gara, in cui debuttò nel 1976 e spesso si cimentò in più categorie, le sue vittorie furono ventisei e altre quattordici volte finì sul podio. Per moltissimi anni legato alla Honda, con le moto della casa giapponese conquistò anche cinque titoli mondiali consecutivi nella classe TT Formula 1, perdendo il sesto per soli tre punti, venendo battuto da Virginio Ferrari e la sua Bimota YB4 nel 1987. Per i suoi meriti sportivi è stato insignito, nel 1986, con il titolo di MBE (Member of British Empire).

Dunlop morì il 2 luglio del 2000 in una gara su strada che si svolgeva a Tallinn in Estonia. In quel momento era al comando della gara delle 125 cm³ dopo avere vinto nelle classi 600 cm³ e 750 cm³. L'incidente mortale è avvenuto quando Dunlop perse il controllo della sua moto a causa del manto stradale bagnato e la morte, istantanea, è avvenuta a causa dell'urto contro gli alberi. Come segno di rispetto poche ore dopo questo luttuoso evento anche il sito del governo estone ospitò un omaggio a Dunlop. La televisione dell'Irlanda del Nord trasmise in diretta le esequie alle quali parteciparono numerosissime persone e per l'occasione in Irlanda del Nord fu dichiarato un giorno di pace nazionale e questo fu il primo, e finora unico, giorno di pace nazionale in un secolo di conflitti. La sua città natale gli ha dedicato un parco.

Lasciò sua moglie Linda e i suoi cinque figli: Julie, Donna, Gary, Richard e Joanne, ed il fratello Robert morto in un incidente nel 2008 durante le prove della North West 200. Dunlop è ricordato per il suo carattere da montanaro schivo e per quanto fosse superstizioso, durante le gare indossava sempre una maglietta rossa e un casco con livrea gialla bordata da filetti neri, divenuto per gli appassionati di motociclismo una sorta di icona. Nel 2015 viene nominato dal Belfast Telegraph, tramite un sondaggio tra i lettori, il più grande sportivo della storia dell'Irlanda del Nord.


Nel 1996 gli venne conferito il titolo di OBE (Ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico) per il suo straordinario impegno umanitario a favore dei bambini orfani della Romania. Spesso con il furgone che utilizzava per raggiungere i campi di gara distribuiva cibo e vestiti oltre che in Romania anche in Bosnia. Dunlop svolgeva questa sua opera in silenzio, coerentemente con il suo carattere schivo.
R.S. Carmichael ha dedicato la livrea di uno dei suoi camion al compianto campione irlandese.

mercoledì 20 luglio 2016

L'addio alla Ducati di Casey Stoner: "Mi hanno pugnalato alle spalle"

Casey Stoner, scrivendo la sua autobiografia, “Pushing the Limits” dà la propria versione dei fatti sulla separazione piuttosto burrascosa da Ducati. L'australiano racconta che si è sentito pugnalato alle spalle da persone di cui, fino ad allora, pensava di potersi fidare e per questo alla fine ha deciso di firmare con Honda.

Nella sua autobiografia  Casey Stoner non le manda a dire, e torna a parlare della fine del rapporto con Ducati. Dopo il trionfo del 2007 e il secondo posto dell'anno successivo, nel 2009 Casey Stoner è stato frenato da vari problemi di salute: una debolezza misteriosa non gli permetteva di dare il 100% in pista e le voci su suoi problemi psicologici dopo la sconfitta nel duello con Rossi nella stagione precedente erano sempre più insistenti,Casey aveva deciso di ritirarsi in Australia per alcuni accertamenti, dopo che gli esami effettuati in Europa e negli Stati Uniti non avevano dato risultati chiari.

Stoner scrive: “Quando in Ducati hanno saputo che sarei tornato in Australia per ulteriori esami e riposo, saltando le gare di Brno, Indianapolis e Misano non hanno gradito e ho ricevuto una email da Claudio Domenicali, Amministratore Delegato di Ducati Corse, che riportava: 'Spero che non ti aspetti di essere pagato per questo'. Si potrebbe dire che da qui il rapporto tra pilota e Ducati si è incrinato definitivamente, Casey rincara la dose aggiungendo: “Mentre ero via hanno offerto a Jorge Lorenzo un contratto per il doppio del denaro.

Quando avevamo firmato per il 2009 e il 2010 mi avevano detto che non avevano più soldi, nè per me, nè per lo sviluppo e improvvisamente potevano permettersi di sborsare così tanto per un altro pilota? Considerando quello che avevamo realizzato insieme, stentavo a crederci. Mi sono sentito pugnalato alle spalle dalla gente di cui mi fidavo e che avrebbe dovuto fidarsi di me”. La mancanza di fiducia ha quindi segnato la fine del rapporto tra l'australiano e la Ducati che solo due anni prima festeggiavano insieme il titolo iridato della MotoGP. 

L'ultimo significativo episodio è arrivato successivamente: “Avevo quasi deciso di continuare con la Ducati e anche se mi avevano proposto un nuovo contratto per il 2011 e il 2012, avrebbero dovuto fare un gesto molto più grande per farmi restare. Ho detto cosa avrei voluto, gli ho dato mesi, ma non è successo niente. A quel punto ho capito che era finita e nella seconda gara del 2010 (a Jerez) ho firmato per la Honda”, scelta che poi si è rivelata essere quella giusta e che l'ha portato a vincere il secondo titolo mondiale della categoria regina.

Senza dubbio  “Pushing the Limits” distribuito in Italia da Mondadori è un libro da leggere curva dopo curva, un Gran Premio dopo l'altro. Non correrete certamente il rischio di addormentarvi in poltrona prima di passare sotto alla bandiera a scacchi.