mercoledì 27 luglio 2016

MV Augusta Dragster 800 RR

La MV Agusta trae le sue origini dalla Costruzioni Aeronautiche Giovanni Agusta S.A., fondata nel 1919 dal conte Giovanni Agusta (1879-1927), la cui terza unità produttiva, dopo quelle di Tripoli e Bengasi, fu inaugurata a Cascina Costa il 3 dicembre 1923, acquisendo dal demanio l'area occupata dal campo di volo "Gaspare Bolla" con annessi infrastrutture per uffici, officine e hangar. Grazie alle competenze tecniche di pioniere dell'aria del fondatore e alla vicinanza al campo d'aviazione di Malpensa, l'azienda si occupava della manutenzione e riparazione di aerei militari FIAT, Savoia Marchetti, Caproni e Breda.

Il Conte Agusta morì nel 1927 lasciando la gestione dell'azienda alla moglie Giuseppina ed al primogenito Domenico. Data la sua passione per i veicoli terrestri, Domenico Agusta, nel 1943, chiese ai suoi tecnici di ideare un motore dal costo economico e versatile per impiego non solo motociclistico. Il primo propulsore realizzato fu un piccolo motore a due tempi di 98 cm³ a 2 velocità. Le vicende della seconda guerra mondiale ne rallentarono lo sviluppo che proseguì in modo frammentario e clandestino dopo l'8 settembre 1943, quando gli stabilimenti vennero occupati e controllati dalle truppe tedesche, con la proibizione di eseguire altre lavorazioni che non fossero quelle militari. Allentata la tensione politica, riprende lo sviluppo del propulsore presso lo stabilimento di Verghera dove viene realizzata la prima motocicletta.

Il 12 febbraio 1945, a Cascina Costa di Samarate venne ufficialmente fondata la Società anonima Meccanica Verghera, quale sezione aziendale del gruppo Agusta, ovvero la MV Augusta. Lo stesso anno vide la luce la prima motocicletta MV Augusta, MV98 Turismo. Negli anni sessanta l'automobile fece definitivamente scemare l'interesse verso le moto quale mezzo di trasporto di massa, MV Agusta cercò di caratterizzarsi allora sempre più in maniera sportiva. Nacque la prima maximoto di serie con motore a quattro cilindri, derivato da quella da Gran Premio di 500 cm³, la 600 quattro cilindri. Il modello venne continuamente rinnovato spostandone i limiti sempre più verso l'alto, fino a culminare nella 750 S America che raggiungeva la ragguardevole velocità di 220 km/h. Gli anni sessanta furono ricchi di vittorie iniziate grazie a Mike Hailwood, vincitore dal 1962 al 1965 e successivamente Giacomo Agostini, che porterà alla Casa di Cascina Costa un numero incredibile ed imbattuto di Titoli Mondiali. Agostini vinse ininterrottamente dal 1966 al 1973 il Campionato del Mondo con la 350 a tre e quattro cilindri e con la 500 a 3 cilindri.

Il 2 febbraio 1971 morì il Conte Domenico Agusta e la direzione del gruppo venne assunta dal fratello Corrado. Con l'espansione aziendale nella attività elicotteristica, l'evidente incremento già negli anni '60 e l'ulteriore carico di lavoro per il programma elicottero A109, la Direzione decide di cercare un partner che garantisse il necessario apporto manageriale. Nel 1973 viene firmato un accordo di collaborazione fra l'Agusta e l'EFIM (Ente Finanziamento Industria Manifatturiera) ma il prezzo da pagare fu il disimpegno di Agusta dal settore motociclistico, abbandonato lentamente. Il 29 agosto la MV 500 4 cilindri con il campione di Lovere vinceva la sua ultima gara nel Campionato Mondiale sul circuito nel Nurburgring. L'epilogo della Casa di Cascina Costa avviene nel 1977 quando al salone di Milano lo stand MV rimase vuoto. Era prevista la presentazione della pluricilindrica stradale 750 4 cilindri a 16 valvole. La gloriosa casa motociclistica, conosciuta nel mondo per le sue imprese sportive, chiuse i battenti dopo aver prodotto quasi 260.000 esemplari fra ciclomotori, motocicli, scooter e motocarri.

Nessuno sentì più parlare di MV Agusta fino al 1991, allorquando il gruppo Cagiva Motor dei fratelli Castiglioni, rivelò di aver acquisito il marchio creando la MV Agusta Motor s.p.a con sede a Varese località Schiranna. Cagiva aveva curiosamente nella sua storia una caratteristica in comune con MV Agusta, in quanto nacque dalle ceneri di un'altra industria aeronautica, la AMF Aermacchi ed era al tempo in piena espansione avendo già salvato un'agonizzante Ducati ed avendo portato a Schiranna, sede della Società, un altro glorioso marchio specializzato nel fuoristrada, la svedese Husqvarna. Cagiva era anche proprietaria del marchio Moto Morini. Partì quindi il progetto di rilancio capitanato da Massimo Tamburini che già aveva creato moto quali le prime Bimota e la Ducati 916 .

Tamburini volle rispettare le peculiarità di MV Agusta e decise di utilizzare un motore a 4 cilindri frontemarcia progettato e costruito integralmente in Italia; tale propulsore nacque con le valvole radiali, il cambio estraibile, la distribuzione non laterale ma centrale con comando a catena. Questo quattro cilindri da 750 cm³, successivamente portato a 910 e 1000 cm³, venne posizionato sui supporti di un telaio snello a traliccio, vestito con linee molto apprezzate. Nacque così nel 1997 la F4, rossa ed argento.

Per produrre la F4, lo stabilimento di Schiranna venne convertito alla produzione dei soli motori, mentre l'assemblaggio si svolgeva nel nuovo stabilimento di Cassinetta di Biandronno. Ai primi modelli di F4 Tamburini fece seguire una naked, la Brutale. Ma la storia MV Agusta ancora una volta ebbe un brusco rallentamento, il gruppo Cagiva piombò in una crisi finanziaria molto grave con nefaste conseguenze sulla continuità della produzione. I fratelli Castiglioni tentarono un accordo con il gruppo Piaggio che però non si chiuse. Solo nel corso del 2004, grazie all'accordo con la malese Proton, la situazione si è definitivamente sbloccata e tutto il gruppo, denominato non più Cagiva ma Gruppo MV Agusta, che comprendeva MV Agusta, Cagiva, Husqvarna ha potuto riprendere l'attività.
Il 27 dicembre 2005, a distanza di un anno dall'acquisizione, la Proton ha ceduto il suo pacchetto azionario, pari al 57,57% del Gruppo MV Agusta, ad un gruppo finanziario Italiano (GEVI S.p.A) al prezzo simbolico di 1 euro, dovuto all'acquisizione da parte di quest'ultimo di tutti i debiti, con un impegno al mantenimento dell'azienda. Della fine del 2007 la notizia dello scorporo delle attività e conseguente vendita della Husqvarna alla tedesca BMW Motorrad.

Il 31 ottobre 2014 la AMG Mercedes acquisisce il 25% del pacchetto azionario della casa italiana per una cifra vicina ai 30 milioni di euro, il che valuta l'intera società intorno ai 120 milioni, pochi giorni dopo, il 18 novembre, a seguito dell'esondazione del lago di Varese, sulla cui rive sorge la sede produttiva, la MV ha subito un grave allagamento che però non ha compromesso le capacità aziendali ed a dicembre la casa ha ottenuto dalla Banca Popolare di Milano un incremento di capitale di 15 milioni di euro per allargare il suo raggio d'azione ai mercati esteri, in particolare Stati Uniti, Brasile e del sud est asiatico.

L’ultimo modello che contribuisce al rilancio della MV Augusta, è la Dragster 800 RR. Il nuovo modello è una moto da rapper. Cucita su misura coma un abito, calza a pennello sul Rapper per eccellenza, il popolare J-AX. La Dragster 800 RR è il giusto compromesso tra raffinato design e soluzioni meccaniche d’avanguardia. Realizzata sviluppando il telaio della Brutale 800 e migliorando le prestazioni del già performante motore a tre cilindri, si profila essere un successo annunciato. Sarà uno dei successi musicali dellʼestate 2016, anche la canzone “Vorrei ma non posto” di J-Ax. Le parole della canzone non si addicono però al rapper milanese, il quale si è scelto e personalizzato una splendida MV Agusta Dragster 800 RR, ritirata pochi giorni fa. Il colpo di fulmine tra il cantante e la moto è scoccato durante una visita allo stabilimento varesino di MV Agusta, a Schiranna, e qui J-Ax ha scoperto l’unicità e l’esplosività della Dragster 800 RR.

Una moto che aveva ammaliato anche Lewis Hamilton, che di motori un poʼ se ne intende. La Dragster 800 RR di J-Ax è un modello one-off, che sʼispira alle Café Racer e alla cultura delle custom, con i cerchi a raggi (già di serie) e un look total black voluto dallo stesso cantante. Spiccano sulla moto dettagli ripresi dalla cover del suo ultimo album, come il teschio e la lancia, mentre il logo laterale e quello ricamato sulla sella sono quelli ufficiali del rapper. “MV Agusta rappresenta lʼeccellenza delle due ruote nel mondo” ha commentato J-Ax  “È il meglio della nostra produzione, una perla del Made in Italy. Sono gasatissimo e molto orgoglioso di poterla guidare”. Per l’occasione i progettisti di SC Project, azienda leader nel mondo degli scarichi da competizione, hanno creato un “microfono” ad hoc, traendo ispirazione dallo scarico della MV Agusta F4 RC guidata da Leon Camier nel Campionato del Mondo Superbike.
MV Augusta Dragster 800 RR di J-Ax 

venerdì 22 luglio 2016

Debutta la nuova gamma Piaggio Beverly

Cambio di look per il Piaggio Beverly che si rinfresca con una nuova gamma colori elegante e finiture curate e sobrie. Il propulsore 300cc, monocilindrico, 4 tempi 4 valvole, a iniezione elettronica, diventa Euro4. Una motorizzazione brillante ed una ciclistica estremamente efficace sono gli ingredienti che contribuiscono a rendere Beverly lo scooter ideale sia per districarsi nel congestionato traffico cittadino quanto per trasferimenti di ampio raggio in totale comodità, da soli o con passeggero.

Inoltre Beverly diventa ancora più sicuro grazie all’ avanzato sistema ABS/ASR, ora di serie, pronto ad intervenire su ogni tipo di asfalto. Presa 12 V nel vano retroscudo, già presente su tutta la gamma, viene sostituita dalla più funzionale porta USB, utile per la ricarica di tutti i moderni dispositivi. Bike Finder, il sistema di riconoscimento rapido del veicolo attraverso l’accensione degli indicatori di direzione, aumentano la funzionalità dello scooter. Allestimenti di serie più ricchi, nuovi colori con finiture dedicate e un allestimento tutto nuovo: Beverly by Police. La famiglia cambia grazie ai nuovi propulsori che equipaggiano Piaggio Beverly 300 e 350 e che ottengono l'omologazione Euro 4. Grazie all'adozione di un nuovo catalizzatore, un nuovo silenziatore e un aggiornamento della mappatura della centralina elettronica, i due monocilindrici Piaggio diventano Euro 4 e mantengono la brillantezza di prestazioni che hanno sempre caratterizzato Beverly.

Attualmente la nuova gamma Beverly di media cilindrata è formata da: Piaggio Beverly 300 con il suo monocilindrico di 278 cc; Piaggio Beverly 300 S che si distingue per la ciclistica ispirata a quella della motociclette; Piaggio Beverly 300 by Police, una versione speciale di Beverly 300, che nasce dall'unione di due eccellenze italiane come Piaggio e Police; Piaggio Beverly 350 Sport Touring, l'ammiraglia della gamma Beverly che si distingue per allestimento e prestazioni da riferimento offerte dall'inedito propulsore monocilindrico di 330 cc. Piaggio Beverly 300 è disponibile nella colorazione Bianco Iceberg o nella nuova variante opaca Grigio Ardesia.

Piaggio Beverly 300 S è disponibile invece nella classica colorazione Blu Sport o nella nuova variante opaca Argento Cometa. Piaggio Beverly 300 by Police è offerto in Nero Carbonio mentre il Piaggio Beverly 350 Sport Touring è disponibile in quattro varianti cromatiche: Bianco Stella, e Nero Carbonio con sella nera e doppia cucitura rosso e grigio, Argento Cometa e Nero Galassia con sella rossa e doppia cucitura rosso e grigio. A tutte e quattro le varianti cromatiche sono abbinati nuovi dettagli in grigio scuro opaco come il portapacchi, i cerchi ruota, il tunnel centrale e il paracalore del terminale di scarico.

giovedì 21 luglio 2016

Pochi giorni fa ricorreva l’anniversario della morte di Joey Dunlop

Pochi giorni fa ricorreva l’anniversario della morte di Joey Dunlop, il pilota irlandese che più di ogni altro ha legato il proprio nome al Tourist Trophy. Il Tourist Trophy  è una corsa motociclistica che si corre, solitamente la prima settimana di giugno, sul circuito stradale dello Snaefell Mountain Course, sull'isola di Man, circuito di circa 38 miglia. Dall'anno della sua prima edizione (1907), molte vittime si sono registrati molti incidenti tra i piloti che vi prendevano parte, colpa di una elevata lunghezza da percorrere tra case, muretti, pali della pubblica illuminazione, il tutto in differenti condizioni climatiche, da ripetersi per più giri a seconda della categoria.

Il pilota più vittorioso sul circuito è Joey Dunlop, pilota britannico scomparso nel 2000 che è riuscito a conquistare nella sua lunga carriera 26 successi, seguito da John McGuinness con 23 e dal più volte campione del mondo Mike Hailwood con 14. Dunlop può essere considerato uno tra i più grandi piloti motociclistici di tutti i tempi. La sua specialità erano le corse su strada e in particolare il TT che si svolge ogni anno sull'Isola di Man. In questa gara, in cui debuttò nel 1976 e spesso si cimentò in più categorie, le sue vittorie furono ventisei e altre quattordici volte finì sul podio. Per moltissimi anni legato alla Honda, con le moto della casa giapponese conquistò anche cinque titoli mondiali consecutivi nella classe TT Formula 1, perdendo il sesto per soli tre punti, venendo battuto da Virginio Ferrari e la sua Bimota YB4 nel 1987. Per i suoi meriti sportivi è stato insignito, nel 1986, con il titolo di MBE (Member of British Empire).

Dunlop morì il 2 luglio del 2000 in una gara su strada che si svolgeva a Tallinn in Estonia. In quel momento era al comando della gara delle 125 cm³ dopo avere vinto nelle classi 600 cm³ e 750 cm³. L'incidente mortale è avvenuto quando Dunlop perse il controllo della sua moto a causa del manto stradale bagnato e la morte, istantanea, è avvenuta a causa dell'urto contro gli alberi. Come segno di rispetto poche ore dopo questo luttuoso evento anche il sito del governo estone ospitò un omaggio a Dunlop. La televisione dell'Irlanda del Nord trasmise in diretta le esequie alle quali parteciparono numerosissime persone e per l'occasione in Irlanda del Nord fu dichiarato un giorno di pace nazionale e questo fu il primo, e finora unico, giorno di pace nazionale in un secolo di conflitti. La sua città natale gli ha dedicato un parco.

Lasciò sua moglie Linda e i suoi cinque figli: Julie, Donna, Gary, Richard e Joanne, ed il fratello Robert morto in un incidente nel 2008 durante le prove della North West 200. Dunlop è ricordato per il suo carattere da montanaro schivo e per quanto fosse superstizioso, durante le gare indossava sempre una maglietta rossa e un casco con livrea gialla bordata da filetti neri, divenuto per gli appassionati di motociclismo una sorta di icona. Nel 2015 viene nominato dal Belfast Telegraph, tramite un sondaggio tra i lettori, il più grande sportivo della storia dell'Irlanda del Nord.


Nel 1996 gli venne conferito il titolo di OBE (Ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico) per il suo straordinario impegno umanitario a favore dei bambini orfani della Romania. Spesso con il furgone che utilizzava per raggiungere i campi di gara distribuiva cibo e vestiti oltre che in Romania anche in Bosnia. Dunlop svolgeva questa sua opera in silenzio, coerentemente con il suo carattere schivo.
R.S. Carmichael ha dedicato la livrea di uno dei suoi camion al compianto campione irlandese.

mercoledì 20 luglio 2016

L'addio alla Ducati di Casey Stoner: "Mi hanno pugnalato alle spalle"

Casey Stoner, scrivendo la sua autobiografia, “Pushing the Limits” dà la propria versione dei fatti sulla separazione piuttosto burrascosa da Ducati. L'australiano racconta che si è sentito pugnalato alle spalle da persone di cui, fino ad allora, pensava di potersi fidare e per questo alla fine ha deciso di firmare con Honda.

Nella sua autobiografia  Casey Stoner non le manda a dire, e torna a parlare della fine del rapporto con Ducati. Dopo il trionfo del 2007 e il secondo posto dell'anno successivo, nel 2009 Casey Stoner è stato frenato da vari problemi di salute: una debolezza misteriosa non gli permetteva di dare il 100% in pista e le voci su suoi problemi psicologici dopo la sconfitta nel duello con Rossi nella stagione precedente erano sempre più insistenti,Casey aveva deciso di ritirarsi in Australia per alcuni accertamenti, dopo che gli esami effettuati in Europa e negli Stati Uniti non avevano dato risultati chiari.

Stoner scrive: “Quando in Ducati hanno saputo che sarei tornato in Australia per ulteriori esami e riposo, saltando le gare di Brno, Indianapolis e Misano non hanno gradito e ho ricevuto una email da Claudio Domenicali, Amministratore Delegato di Ducati Corse, che riportava: 'Spero che non ti aspetti di essere pagato per questo'. Si potrebbe dire che da qui il rapporto tra pilota e Ducati si è incrinato definitivamente, Casey rincara la dose aggiungendo: “Mentre ero via hanno offerto a Jorge Lorenzo un contratto per il doppio del denaro.

Quando avevamo firmato per il 2009 e il 2010 mi avevano detto che non avevano più soldi, nè per me, nè per lo sviluppo e improvvisamente potevano permettersi di sborsare così tanto per un altro pilota? Considerando quello che avevamo realizzato insieme, stentavo a crederci. Mi sono sentito pugnalato alle spalle dalla gente di cui mi fidavo e che avrebbe dovuto fidarsi di me”. La mancanza di fiducia ha quindi segnato la fine del rapporto tra l'australiano e la Ducati che solo due anni prima festeggiavano insieme il titolo iridato della MotoGP. 

L'ultimo significativo episodio è arrivato successivamente: “Avevo quasi deciso di continuare con la Ducati e anche se mi avevano proposto un nuovo contratto per il 2011 e il 2012, avrebbero dovuto fare un gesto molto più grande per farmi restare. Ho detto cosa avrei voluto, gli ho dato mesi, ma non è successo niente. A quel punto ho capito che era finita e nella seconda gara del 2010 (a Jerez) ho firmato per la Honda”, scelta che poi si è rivelata essere quella giusta e che l'ha portato a vincere il secondo titolo mondiale della categoria regina.

Senza dubbio  “Pushing the Limits” distribuito in Italia da Mondadori è un libro da leggere curva dopo curva, un Gran Premio dopo l'altro. Non correrete certamente il rischio di addormentarvi in poltrona prima di passare sotto alla bandiera a scacchi.


domenica 17 luglio 2016

MotoGP Sachsenring 2016: vince Marquez, solo ottavo Rossi!

Sul circuito del Sachsenring nei pressi di Dresda dove i colori della bandiera italiana erano ben conosciuti, ricordiamo che Giacomo Agostini vinse ben dieci gare, fanno fatica a risuonare le note dell’inno di mameli. Oggi solo grazie ad Andrea Dovizioso giunto terzo si è visto sventolare il tricolore. Ha vinto Marquez, solo ottavo Rossi. Il pilota spagnolo della Honda ha indovinato il momento del cambio gomme ed ha preceduto il britannico Cal Crutchlow. Con una perfetta scelta di strategia, Marquez ha indovinato il momento migliore in cui cambiare le gomme, mentre la pista del Sachsenring cominciava ad asciugarsi. Lo spagnolo ha montato le slick al 18/o giro, mentre era nono, ed ha così recuperato rapidamente terreno su chi gli era davanti. Tattica invece sbagliata da Rossi che, nonostante i richiami dai box, ha tardato troppo il cambio moto. Quando si è corso metà mondiale Marquez allunga sugli inseguitori nella classifica piloti: con 170 punti stacca Lorenzo di 48 e Rossi di 59.

Su una pista bagnata che si è asciugata durante la gara Marc Marquez ha svolto una corsa intelligente che ha vinto con grande vantaggio su Cal Crutchlow e Andrea Dovizioso. Errore di strategia per Valentino Rossi che ha concluso solo ottavo, mentre Jorge Lorenzo ha terminato quindicesimo. Dopo la pioggia, la gara della MotoGP è iniziata su un asfalto bagnato e insidioso che nel corso dei trenta giri da percorrere si è asciugato lasciando così i piloti a decidere le varie strategie. La Ducati è stata grande protagonista nella prima parte della gara, con Danilo Petrucci e Andrea Dovizioso, ma la mossa migliore l'ha fatta Marc Marquez che ha cambiato la moto con le gomme da asciutto nel momento giusto, girando con tempi straordinari che l'hanno portato nel giro di poco a dominare la classifica con oltre venti secondi di vantaggio. Alle sue spalle hanno chiuso un grande Cal Crutchlow, che ha portato la Honda del team LCR sul secondo gradino del podio, e Andrea Dovizioso che ha avuto la meglio su Scott Redding.

Grande errore di strategia, invece, per Valentino Rossi che ha cambiato tardi la moto e ha concluso solo in ottava posizione dopo esser stato sempre nel gruppo dei protagonisti. In quinta posizione ha tagliato il traguardo Andrea Iannone, uno dei primi a cambiare la moto con gomme intermedie, ma che ha faticato più del previsto. Dietro al pilota di Vasto hanno terminato Dani Pedrosa e Jack Miller, vincitore del Gran Premio di Assen che ci ha provato. Gara da dimenticare per Jorge Lorenzo, che non è mai stato competitivo e ha concluso in quindicesima posizione. Caduti, invece, Pol Espargaro e Danilo Petrucci. Ora inizia la pausa estiva, cliccate qui per vedere il calendario.

In Moto2 a farla da padrone è invece il francese Johann Zarco, vincitore della gara. Secondo il tedesco Jonas Folger, terzo lo spagnolo Julian Simon. Anche la Moto2 ha visto numerose cadute causa pista bagnata. A pochi giri dal termine, mentre era in lotta per il podio, è scivolato sull'asfalto anche lo spagnolo Alex Rins, perdendo la testa della classifica piloti a favore di Zarco, che ora lo precede di 25 punti. Primo degli italiani Mattia Pasini, quarto.

Locatelli e Bastianini salgono invece sul podio in Moto3. La vittoria va al malese Khairui Pawi (Honda) che ha dominato la gara, disputata sotto una pioggia incessante e caratterizzata da numerose cadute, nessuna con conseguenze gravi per i piloti. Secondo e terzo i due italiani, Andrea Locatelli in sella alla KTM, raggiunge il primo podio in carriera, staccato di oltre 11" dal vincitore ed Enea Bastianini che ha conquistato la terza posizione.



I primi dieci nella classifica iridata della MotoGp:
MARC MARQUEZ-Honda punti 170
JORGE LORENZO-Yamaha 122 (-48)
VALENTINO ROSSI-Yamaha 111 (-59)
DANIEL PEDROSA-Honda 96 (-74)
MAVERICK VINALES-Suzuki 83 (-87)
POL ESPARGARO-Yamaha 72 (-98)
HECTOR BARBERA-Ducati 65 (-105)
ANDREA IANNONE-Ducati 63 (-107)
ANDREA DOVIZIOSO-Ducati 59 (-111)
EUGENE LAVERTY Ducati 53 (-117)

Classifica costruttori:
YAMAHA punti 178
HONDA 160
DUCATI 108
SUZUKI 85
APRILIA 45


Prossimi appuntamenti Moto GP :
14/08 - GP Austria (Red Bull Ring)
21/08 - GP Republica Ceca (Brno)
04/09 - GP Gran Bretagna (Silverstone)
11/09 - GP San Marino (Misano)
25/09 - GP Aragon (MotorLand Aragon)
16/10 - GP Giappone (Motegi)
23/10 - GP Australia (Phillip Island)
30/10 - GP Malesia (Sepang)
13/11 - GP Valencia (Ricardo Tormo)







giovedì 14 luglio 2016

Gran Premio Enduro Fabriano 2016

Si svolgerà a Fabriano il prossimo 15/16/17 luglio la settima prova italiana del Campionato Mondiale di Enduro 2016.
Organizzare la tappa italiana del Campionato Mondiale di Enduro 2016 è un prestigioso riconoscimento che viene concesso al Motoclub Artiglio di Attiggio a 13 anni dalla sua data di fondazione; è indubbio che questo Motoclub, in appena un decennio di attività, si è saputo conquistare apprezzamento e credibilità tali da fargli conseguire una assegnazione tanto prestigiosa da parte della FIM, massima espressione del motociclismo sportivo a livello mondiale.
I piloti saranno chiamati a dare prova delle loro capacità e a dare spettacolo venerdì 15 dalle 19:00 nel “Super Test” che darà l’ordine di partenza del GP.

Il tracciato, in accordo con la Federazione Internazionale Moto è un percorso lungo 3 giri di circa 55 chilometri per ogni giornata ed è stato particolarmente curato al fine di garantire le difficoltà di un mondiale. Si snoda a Sud Ovest della città della carta, nel triangolo Fabriano, pendici del Monte Fano e del Monte Vernale. 
Le prove sono quattro: 8,5 km di Enduro Test a Caselle di Attiggio, 15 km in CO-tirato tra Castigliano e Paterno, 5 km di Cross Test alle Fonti di Castiglioni, Xtreme Test a Santa Maria con salti, tronchi e pietre lungo 2 km. Prove che i piloti affronteranno ognuna tre volte ogni giorno. Pertanto avranno al loro attivo ben 24 prove cronometrate!
La tappa di Fabriano è la penultima prova del Campionato Mondiale, ma anche quella che metterà a dura prova la resistenza fisica dei piloti che arrivano da sei week-end di gare quasi ininterrotti in vari paesi del Mondo.


mercoledì 13 luglio 2016

Sachsenring: le Ducati gareggiano su una pista sfavorita

Dopo l’appuntamento di Assen, il Ducati Team rimane nella parte settentrionale dell’Europa per affrontare il nono appuntamento del Mondiale MotoGP in Germania, che di fatto segna il giro di boa del campionato 2016. La gara è in programma questo weekend sul circuito del Sachsenring, vicino alla città di Chemnitz nell’ex Germania dell’Est.
Il Sachsenring è uno dei circuiti più corti e lenti del calendario, ma è comunque una pista impegnativa. La sua configurazione anti-oraria contiene alcune curve davvero particolari, quasi tutte a sinistra, oltre a vari saliscendi e dislivelli.
Andrea Iannone (Ducati Team #29)
“Negli ultimi anni la pista del Sachsenring non ci è stata molto amica, ma sono fiducioso che quest’anno potremo far meglio anche perché la nostra moto è molto migliorata. Anche ad Assen nel passato avevamo avuto delle difficoltà, mentre quest’anno siamo stati competitivi durante tutto il weekend, per cui anche in Germania mi aspetto di fare una buona gara.”
Andrea Dovizioso (Ducati Team #04)
“Penso che la conformazione del tracciato del Sachsenring non sia ideale per le caratteristiche della nostra Desmosedici GP, perché la pista tedesca presenta lunghe curve a sinistra dove è necessario rimanere con il gas parzializzato e la nostra moto non è ancora perfetta in queste condizioni. Ad ogni modo dobbiamo aspettare le prime prove, visto che da quest’anno utilizziamo degli pneumatici totalmente differenti, e potrebbe verificarsi una situazione come ad Assen dove, anche sull’asciutto, siamo stati molto competitivi.”

Il Circuito del Sachsenring

Il Sachsenring è un circuito di grande tradizione sportiva: le corse nelle strade vicine alla città di Chemnitz iniziarono nel 1920 e si sono susseguite fino al 1990. Nel 1996 si decise di costruire il nuovo circuito a una decina di chilometri dalla città tedesca, che ospitò il suo primo Gran Premio nel 1998. Da allora sono state eseguite continue migliorie all’impianto, tra cui un radicale cambiamento nel layout del tracciato effettuato nel 2001. Le sue curve, numerose e strette, rendono questo circuito uno dei più lenti del calendario, ma queste stesse caratteristiche fanno sì che le gare al Sachsenring siano sempre molto combattute.


martedì 12 luglio 2016

KTM: la gamma cross 2017

Era il 2015 quando KTM presentava a Maggiora la gamma SX MY16. Quest’anno il cerchio si è chiuso sulla stessa pista piemontese, con la presentazione della gamma SX MY17 che, oltre a piccoli, ma rilevanti aggiornamenti tecnici, annovera nella propria “line up” la nuovissima SX250 2 tempi. 
Maggiora ha accolto il test delle nuove SX presentandosi al meglio, proponendo lo stesso tracciato (rinnovato e allungato) che ospiterà il Motocross delle Nazioni tra poco più di due mesi. Il responsabile tecnico Arnaldo Nicoli ha illustrato le principali novità applicate alle MY17. Tra tutti gli aggiornamenti, durante il test dinamico è stato particolarmente apprezzato il nuovo selettore di mappe. Installato di serie sui 4 Tempi, oltre a offrire due modalità di erogazione della potenza e della coppia, consente di attivare in pochi secondi il prezioso Traction Control e l’utilissimo Launch Control.
Sul fronte dei 2 Tempi, il mirino era puntato sulla nuovissima SX 250, che proprio quest’anno è stata completamente rinnovata, incontrando il parere favorevole di chi ancora ama sentire l’odore di miscela quando impegnato sui campi da cross. Durante il test della moto sono state apprezzate la notevole riduzione delle vibrazioni (complice un nuovo contralbero) e la trattabilità della nuova quarto di litro, che risulta molto più semplice da guidare rispetto alla esplosiva e impegnativa 250 SX-F 4 tempi.
Il feedback generale è stato molto positivo, le moto sono piaciute tutte, dalla piccola 125 SX alla 450 SX-F e sono state giudicate complessivamente superiori rispetto ai modelli 2016.
La novità 250
Come novità importante vediamo subito la new entry che è la 250 2 tempi, completamente ridisegnata ed aggiornata sullo stile delle sorelle. Lo scorso anno era stata l’unica a non essere stravolta, in attesa di un nuovo propulsore ed ora che questo è arrivato, si completa anche la gamma due tempi con un prodotto veramente interessante ed efficace. Il motore è ancora più compatto, viene alzato e ravvicinato alla zona delle pedane per concentrare le masse il più possibile vicino al baricentro e viene dotato di un contralbero che riduce del 50% le vibrazioni. Il risultato è una moto ancora più maneggevole che stanca decisamente di meno e che soprattutto entusiasma per la facilità di guida. Le marmitte ora vengono costruite e saldate in maniera robotizzata dalla WP e questa innovazione permette di avere un prodotto pressoché perfetto. La frizione è sempre dotata di tecnologia DDS, i comandi idraulici al manubrio sono Brembo e le pedane e la leva cambio adottano la medesima tecnologia no mud delle sorelle.
Sulla gamma a 4 tempi vengono introdotte numerose migliorie di dettaglio, sviluppate durante l’anno di competizioni e test come una nuovo disegno della piastra superiore dello sterzo con una lavorazione per migliorare la scorrevolezza della forcella e nuovi foderi degli steli per il medesimo motivo.

Grande attenzione viene indirizzata all’inserimento di elettronica di controllo, tanto che ora troviamo di serie per tutte le motorizzazioni a benzina il controllo di trazione che usando, le informazioni ricevute dai sensori come il Tps della farfalla che individua la posizione del gas, i giri motore rilevati tramite il pick-up ed numero marcia inserita ottenuto dal sensore sulla leva, seleziona istantaneamente la corretta quantità di cavalli da scaricare sul terreno. Questo può essere adottato con entrambe le mappe di trazione ed in più, con la medesima pulsantiera, posta sul alto sinistro del manubrio, è possibile inserire il launch control. Le mappe sono selezionabili anche in movimento sotto i 4.000 giri motore. Per chi fosse interessato, il nuovo impianto elettronico, non è installabile sui modelli 2016.


lunedì 11 luglio 2016

Yamaha MT-03 2016

Come è fatta
Con la MT-03, la famiglia delle MT è ora completa: parte dalla MT 125 e passando per MT-07 (700 cm3), MT-09 e Tracer (850 cm3), arriva ai 1000 cm3 della potentissina MT-10. Per realizzare la nuova naked intermedia, Yamaha ha sfruttato la base tecnica della YZF-R3. Il motore è lo stesso bicilindrico da 321 cm3 con raffreddamento a liquido, quattro valvole per cilindro e potenza massima di 42 CV a 10.750 giri. Uguale anche il telaio in tubi d’acciaio con schema a diamante e il forcellone asimmetrico (sempre in acciaio) con capriata di rinforzo sulla destra. L’impianto frenante (dotato di ABS di serie) vede al lavoro un disco anteriore da 298 mm con pinza a doppio pistoncino ad attacco tradizionale e un disco posteriore da 220 mm con pinza a singolo pistoncino. Molto buono il peso di soli 168 kg in ordine di marcia (quindi con tutti i liquidi e il pieno di benzina): quel che ci vuole per mettere a proprio agio anche chi ha poca esperienza.
A livello di sospensioni troviamo una forcella con steli da 41 mm (non regolabile) e un classico monoammortizzatore in posizione centrale. La sella è bassa (78 cm) e il manubrio bello largo. Convincono anche le finiture: la MT-03 è fatta bene, sfoggia dettagli “da grande”, come le ruote a 10 razze, il faro posteriore e le  luci di posizione a led e una cura costruttiva “alla giapponese”. La MT-03 è già disponibile dai concessionari in due livree (nero lucido e grigio/blu) a un prezzo corretto, in linea con quello delle dirette concorrenti.


Come va

La posizione di guida è comoda, col busto eretto e le braccia distese verso il largo manubrio: si ha subito la sensazione di avere tutto sotto controllo. Lo spazio a disposizione è abbondante, anche i piloti alti, intorno al metro e ottanta, si trovano bene. In movimento la MT risulta facile e leggera, si guida senza impegno e la sella bassa (78 cm) permette di mettere i piedi a terra con sicurezza. Il motore riprende senza esitare dai 2.000 giri, ma la spinta comincia a essere vigorosa solo tra i 5 e i 6.000 e il meglio arriva ancora più avanti, da 8.000 giri in su fino a 13.000 giri. Sui percorsi con molte curve la MT-03 è molto divertente: stabile e precisa, imposta rapida le curve e anche la frenata è efficace, a patto di azionare con decisione il comando. 





sabato 9 luglio 2016

Crosstrader inaugura la nuova sede di Buriasco

Il riferimento per i motociclisti piemontesi cambia sede. Nuovi locali e uno spazio di 300 metri quadri aspettano i biker a Buriasco in via Circonvalazione. Nel nuovo showroom in cui troveranno spazio tutte le motociclette prodotte dalla Sherco, parallelamente al negozio, sarà presente una nuova officina in cui curare al meglio tutte le motociclette del Marchio Spagnolo e non solo. L'ambiente interno ricrea un'atmosfera calorosa in cui poter non solo comprare la propria nuova moto, ma anche immergersi completamente nel mondo del cross e dell’enduro. 


Il team Johnny vanta un eccezionale palmares di vittorie, oltre al campionato europeo vinto nel 2009, sono sei i titoli nazionali che il Team piemontese si è aggiudicato negli ultimi anni. All’inaugurazione erano presenti i piloti del team, clienti fidelizzati al Marchio Sherco e clienti possessori di motociclette di altre case ai quali Fabrizio Ceccotti offre la propria professionalità. La nuova sede di Buriasco è la chiave di svolta con la quale Fabrizio ed il suo staff intendono migliorare i servizi ai clienti storici ed ai nuovi clienti che si affacciano oggi al mondo del cross, dell’enduro e del motociclismo in genere.